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Per la lotta alla corruzione non solo corsi di etica

di Paola Maria Zerman, Avvocato dello Stato

Con frequenza quasi quotidiana, la cronaca pone all’attenzione degli ormai assuefatti cittadini, episodi di malcostume amministrativo se non anche di corruzione. Si pensi alle interminabili liste d’attesa (a volte truccate) del servizio sanitario nazionale, o alle truffe o sprechi nell’esecuzione delle opere pubbliche, materia quanto mai importante in fase di attuazione del PNRR. Sebbene il legislatore stia cercando di agire in prevenzione, anche tramite l’emanazione di codici di comportamento dei pubblici dipendenti, e, da ultimo con la previsione di corsi di etica per i nuovi assunti (DL 36/22).

Ma, purtroppo, essi sono del tutto marginali nell’impostazione culturale del pubblico dipendente, relegati a qualche nozione di etica e ritenuti rilevanti solo nella misura in cui il legislatore abbia affiancato delle sanzioni di natura giuridica.

Il paradosso è dato dal fatto che, al contrario, non vi è dubbio che l’integrità dell’impiegato pubblico, dal dirigente di prima fascia all’ultimo funzionario assunto, costituisca la conditio sine qua non dell’uso legittimo dei pubblici poteri.

Prova ne sia, la lapalissiana constatazione, che un individuo ispirato ad alti valori ideali non si piegherà mai a pratiche corruttive, cercando, al contrario, di tradurre in comportamento onesto, diligente, puntuale, competente e leale, il lavoro che svolge quotidianamente.

Ed allora occorre riscoprire l’acqua calda, e cioè la centralità del comportamento eticamente corretto, che certo non può essere marginalizzato in codici etici, ma deve essere riportato nella sua centrale posizione anche nello studio del diritto amministrativo. Troppo spesso, infatti, in virtù della visione antropologica negativa di hobbesiana memoria (homo homini lupus) l’impostazione culturale, giuridica e organizzativa all’interno delle pubbliche amministrazioni si è basata su vincoli e sanzioni nei confronti dei dipendenti, piuttosto che sul favorire dinamiche virtuose di creazione di lavoro in team basate sulla reciproca stima e fiducia.

Come se lo studio dell’essere umano dovesse solo limitarsi alla patologia, mentre sempre più è diventato fondamentale il ruolo della fisiologia e della prevenzione. Uno stile di vita sano con una corretta alimentazione, sono ormai considerati aspetti essenziali per contrastare l’insorgere delle malattie.

Similmente, il comportamento integro del pubblico dipendente costituisce garanzia di legittimità del potere esercitato nell’interesse pubblico nei vari settori. Dalla corretta formazione delle liste di attesa, alla quotidiana sfida per migliorare l’organizzazione pubblica nel servizio ai cittadini, specie ove le risorse siano poche (come nei servizi di assistenza alla persona), ma possa sopperire un lavoro di squadra ispirato a novità creativa.

Il che si traduce, in pratica, nella urgente necessità di una rapida presa d’atto dell’importanza strategica del valore dell’integrità del pubblico dipendente, sia con la formazione culturale dei nuovi assunti, che, soprattutto, con l’attenzione alla creazione di ambienti di lavoro, da parte dei dirigenti, focalizzati non solo sulla prestazione pubblica considerata isolatamente, ma sulla sinergia basata sulla lealtà e correttezza di tutti coloro che operano in un determinato procedimento. Solo così, come agisce contro i virus un organismo sano grazie agli anticorpi, verranno immediatamente individuati e neutralizzati tentativi di corruzione, e non tollerati comportamenti negligenti ed egoistici, a discapito del pubblico servizio.

(da Il Sole 24 Ore del 29 aprile 2024)

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