Propongo ai lettori di Logos una riconsiderazione del fenomeno corruzione in termini in parte diversi da quelli che caratterizzano la prevalente pubblicistica, tecnica e giornalistica, che considera quasi esclusivamente il profilo penale degli illeciti. È mia opinione, infatti, che la corruzione si annidi in ogni gestione impropria di denaro pubblico, in sostanza in quelli che chiamiamo sprechi, dei quali si chiede, invano, l’eliminazione.
Spese inutili o eccessive, cattiva gestione del patrimonio pubblico (lo Stato italiano è, tra tutti, il più grande proprietario immobiliare eppure molti uffici pubblici sono in affitto da privati “amici”) nascondono spesso favori a fronte dei quali l’autorità pubblica che decide, amministratore o funzionario, riceve un vantaggio che, quando non è costituito dalla classica “mazzetta”, assicura comunque “altra utilità”, come